E’ stata confermata anche per quest’anno la possibilità di applicare ai contratti transitori la cedolare secca ridotta al 10%. Ricordiamo che la cedolare secca è un regime facoltativo, che consiste nel pagamento di un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali (per la parte derivante dal reddito dell’immobile). I contratti sotto cedolare secca sono esenti dall’imposta di registro e di bollo, normalmente dovute per registrazioni, risoluzioni e proroghe dei contratti di locazione. La cedolare secca non sostituisce l’imposta di registro per la cessione del contratto di locazione. L’opzione “10%” vale quindi anche per i contratti di durata da 1 a 18 mesi stipulati in capoluoghi di provincia e città metropolitane con carenze di disponibilità abitative o ad alta tensione abitativa, dove le parti non possono applicare il canone di mercato.
Requisiti per un contratto transitorio
Per poter stipulare un contratto transitorio, secondo la legge sugli affitti (431/1998) e il DM 30 dicembre 2002, è necessario che occorrano particolari esigenze del locatore o del conduttore, in genere necessità lavorative del secondo o bisogno di rientrare rapidamente in possesso dell’immobile da parte del primo.
Tali esigenze devono essere espressamente citate nel contratto, e se ad avere necessità di un affitto transitorio è l’inquilino deve anche essere allegata al contratto la documentazione che comprovi la richiesta. Qualora queste esigenze specifiche dovessero decadere durante la locazione, il contratto potrebbe trasformarsi in un 4+4 standard (Dm 30 dicembre 2002). Ovviamente non è previsto rinnovo, che contrasterebbe con la natura transitoria del contratto stesso.
Attualmente la possibilità di usufruire della cedolare secca al 10% (che, ricordiamolo, ha valore retroattivo e può essere richiesta in forma di rimborso da chi ha pagato la quota al 21%) si applica a circa 120mila contratti a canone concordato, che possono anche godere della riduzione del 25% di IMU e Tasi secondo la Legge di Stabilità 2016.
Un risparmio consistente
Poiché il canone medio per i contratti brevi di affitto nei Comuni ad alta tensione abitativa è 507 euro al mese, su un esempio di locazione transitoria di nove mesi, la possibilità di applicare l’aliquota al 10% – anziché quella al 21% – riduce il carico fiscale sull’affitto da 958 a 456 euro, garantendo così un risparmio di 502 euro.